Lettore

mercoledì 3 dicembre 2014


Ovattato presagio
Posso camminare, avendo cura di non uscire dal solco creato da chi mi ha preceduto. Penso che la strada percorsa finora sia la più breve. Continuo a guardare i miei passi, quasi preso da un istinto e una voglia di perdermi. Forse è proprio quello che sto facendo. A un tratto alzo la testa, mi accorgo, che, dopo il cammino di due ore sono ancora nel medesimo punto. Stanco, stremato e sconsolato, noto di avere appena un goccio d'acqua. Debbo tenerla per quando il mio corpo non risponderà alla sete. Appena la mia mente, camminando con me, farà fatica a allineare i pensieri. Solo allora mi viene in aiuto qualcuno, dall'angolo di cielo, perso fra le nuvole. Mi incita a far volare i pensieri al di la del sudore, del sospiro e della necessità. "Usa la mente, come condottiera per l'anima, indossala col suo abito migliore e vanne fiero". Ricordo quelle parole, e chissà come mai, anche se espresse diversamente, mi aiutano sempre a proseguire il mio cammino. Franco
Sereno notturno

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