Istinto
Zoccola, veramente
una gran puttana. Il giovane aveva detto la sua riguardo
all'ammaliatrice, dopo averla messa ai ferri corti, facendole bere
una mezza bottiglia di whisky. Voleva far comprendere ai suoi amici
di cosa era capace tutto il santissimo giorno, gesti movimenti ed
ammiccamenti. Marta era il suo nome, ragazza tosta, fisico atletico,
con tutte le forme al posto giusto. Una specie di aquila, pronta a
planare e depredare i cuori altrui, per poi lasciarli svuotati del
loro contenuto. Titubante come sua abitudine, stronza con chi non le
dava filo, ammagliatrice come poche, semplicemente puttana come
insegnamento da lunghe generazioni. Rigorosamente vestita con maglia
e gonna corte, l'avevano vista sempre così, qualcuno giurava pure
d'inverno. Il padre un umile operaio di una ditta di filamenti di
rame, la madre quasi sempre in casa sua, il più delle volte di
altri, lei nullafacente, al massimo qualche serata nel night club
della provincia umbra. Oramai a detta di tutti era una classica
“boccia persa”, cioè quelle persone che le si deve tenere così,
non potrà migliorare se non l'ha fatto sinora. Nessuno capiva
cos'era successo quel giorno tra lei e la madre, letteralmente un
vero litigio, con tanto di parole grosse e qualche sberla ben
assestata.
Fino a venti
minuti prima l'avevano vista sul balcone, a sedere con le gambe
incrociate, metteva in mostra i contorni degli slip di pizzo che
uscivano dalla gonna corta. In mano un coltello senza denti e un kiwi
maturo nell'altra. Jack Daniel appoggiato al pavimento, lo teneva
come i bambini fanno con l'aranciata, beveva di tanto in tanto,
nell'afa soffocante di quel pomeriggio estivo. Si sentiva italiana a
tutti gli effetti, anche se la madre era originaria dell'est, quello
era però da sempre il suo habitat naturale, ai piedi del monte. Gli
abitanti del paese avevano una venerazione per lei, specie gli
uomini; era la gioia dei bambini coi quali scherzava e rideva, la
delizia degli adulti nel mostrarsi per com'era, diciamo molto
altruista. I mariti fingevano di non conoscerla quando erano in giro
per il paese con le mogli, ma trovavano sempre una buona scusa per
girare lo sguardo. Un bel giorno fermò una coppia di mezza età,
conosceva bene il marito e pure sua moglie Elvira. Li fermò in mezzo
alla strada andando loro incontro, chiedendo come mai, il marito si
comportava così liberamente quando non era con la moglie,
lasciandole andare anche pacche sul sedere. La moglie rimase ad
ascoltarla e sbigottita dai discorsi spalancava gli occhi. La frase
con la quale si rivolse all'uomo fu alquanto esaustiva: “Dobbiamo
parlare a lungo io e te, dovevo capirlo che c'era qualcosa. Lo
intuivo dal modo di comportarti ogniqualvolta entravi in casa,
Spiegami, che cazzo ti manca da dover cercare altro fuori”, il
marito rimase a bocca aperta facendo la parte da perfetto beota
pentito. La giovane donna, nella sua sfacciataggine sembrava
divertita d'aver rovinato la quiete domestica. Aveva un perfetto
piano col quale agiva, tanto da continuare ad istigare l'uomo con lo
sguardo, appoggiandosi vicino al suo sedere, voleva carpirne le
reazioni.
Quello era il suo
modo di essere, perfetta troia di sempre e nulla l'avrebbe cambiata.
Sereno notturno
Sereno notturno
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