Il segreto
Aveva capito più che mai
la differenza e sofferto la mancanza, ora ne sentiva la viva
esigenza.
Desiderava contrapporre
quel muscolo salivare che lambiva le labbra del suo intimo, al duro
possente muscolo di carne.
Incalzante gioco di nervi
che prendeva entrambi, voleva godere nel sentirsi bagnata del suo
stesso piacere da quella lingua picchiettante sul sesso, essere
violentemente presa e sbattuta dalla carne maschia che le spariva
dentro.
Alternanza d'emozione.
Sapeva bene l'astuta
pulzella che sarebbe bastato un cenno, per scatenare quello che in
verità aveva già avuto premonizione.
Lui l'aveva spiata mentre
da perfetta porca, studiava ogni movenza guardandosi allo specchio,
sapeva che l'uomo era li, questo faceva parte del ruolo che voleva
vivere quel giorno.
Passava le mani sulla
pelle nuda, fermandosi sui punti di maggior piacere, primi erano i
capezzoli turgidi in quel corpo da donna: giocava, si fermava,
guardava, fantasticava. Organo di suzione che non ragiona quando
viene sollecitato anche solo col pensiero e pare quasi si irrigidisca
come ad andare a cercare l'orgasmo.
Continuava i gesti sinuosi
sui fianchi e su quel culo sodo talmente duro, che le due metà si
aprivano sotto l'impeto delle mani e ne lasciavano intravedere il
piacere celato. Si piegava in avanti con gesto controllato per
guardarsi aprire, mentre provocatoriamente faceva scivolare il dito
medio in bocca e lo impregnava di saliva.
Lui era li, sentiva il
desiderio che cresceva nella braga di lino, tanta era l'eccitazione
che ne sparivano le pieghe del tessuto. Imperterrita provocatrice
aveva già introdotto il dito e ne godeva i sussulti.
Involontariamente non riusciva più a fermarsi e da lontano si
vedevano le labbra aprirsi lasciando correre una leggera bava di
piacere, subito raccolto dalla donna con l'altra mano e portato alla
bocca.
L'uomo sapeva che se fosse
entrato ora dalla porta socchiusa, avrebbe rotto l'incantesimo,
avrebbe però volentieri affondato senza tentennamenti la verga in
quel paradiso. Nonostante tutto questo aspettò.
Poco dopo una voce sottile
lo chiamò e lui correndo trafelato, facendo l'ignaro guardò la
donna in preda a toccarsi e le disse quasi per voler essere scoperto:
“ Vorrei guardarti ancora”.
Con una mano lei lo prese
vicino e introducendo la verga nel buco più stretto, con fare da
perfetta padrona lo invitò a guardare e a dare colpi di reni,
sentendo vicino un altro orgasmo. Lui dopo aver sentito lei si lasciò
andare venendo così copiosamente da inzupparle la fica e le gambe
tremanti.
Si fermarono un istante
tutti e due. Chinandosi verso l'oggetto del piacere lo continuava a
muovere come non volesse lui si ritirasse e nello stesso tempo lo
puliva ricambiando il favore della lingua. Oscenamente a gambe
divaricate quasi ad invitare il pensiero a far breccia nel suo
desiderio.
Sereno notturno
Nessun commento:
Posta un commento